Da dieci anni vivo qui, a S. Eulalia, l’unico paese in Italia con questo nome. Da qui la mia curiosità mi muove per la pura fame di capire dove vivo. Questione d’identità. Per cui i percorsi che vado proponendovi partiranno tutti da qui. Da qui partirete, fisicamente o con l’immaginazione, come ho fatto io.
La regione del Veneto è conosciuta per Venezia, le Dolomiti, il lago di Garda, Verona, Vicenza e Padova, ma per nulla conosciuta nella fascia pedemontana, che dal lago di Garda fino al Friuli in parte si è salvata dalla cementificazione selvaggia di questi ultimi anni e che in passato era meta prediletta di signori veneziani, di scrittori romantici e di artisti che trovavano tra queste colline la giusta armonia per ammorbidire le proprie angustie e, aggiungo io, di tutti i degustatori di cibi e vini a mio giudizio eccessivamente attraenti. S. Eulalia è il più antico borgo nella pedemontana tra i fiumi Brenta e Piave, sotto il massiccio del Grappa. Tanto vecchio che è stata la prima pieve, la prima centuria ed uno dei primi insediamenti paleoveneti.
Nella sagrestia della chiesa è conservato il sarcofago di Caio Vettonio, militare romano, nella cui lapide si narra della donazione di ben 800 sesterzi per onorare la sua memoria in primavera ed in autunno con feste sontuose (rosales e vindemiales). Questo reperto e’ l’orgoglio del paese, oltre ai sassi bianchi tenuti insieme da una malta di colore paglierino ed i giardini ben curati. Bene da qui oggi si parte per un percorso culturale di poche tappe, non molto note, ma simboliche per epoche e persone che hanno attraversato queste terre.
A soli due km. a sud di S. Eulalia, dopo aver attraversato la Piana d’Oriente si sale sulle colline asolane, quelle colline che ci “proteggono” dalla pianura, e qui vi porto a vedere una semplice torre, anzi, un torrione medievale con dei resti di antiche mura. Il posto e’ splendido, siamo a Sopracastello a S. Zenone del Ezzelini e cio’ è quel che rimane del piu’ importante castello degli Ezzelini. Qui furono sconfitti e trucidati nel 1260 da una lega di feudatari. La storia racconta il periodo degli Ezzelini come un periodo di razzie, fame e di violenze ma a guardare bene cio’ che resta di loro, non sembra che le cose siano andate per questo verso. Di origine tedesca, gli Ezzelini (Ecelini) furono castellani di Onara, Bassano, Castello di Godego, e Asolo; Podesta’ di Vicenza, Verona e Treviso, fortificarono le citta’, crearono una rete unica di canali e rogge su cui costruirono mulini, magli e filande. Si allearono a Faderico il Barbarossa e questa fu la loro condanna poiche’ ne provoco’ la scomunica.
Ancora oggi utilizziamo la rete idrica degli Ezzelini. La utilizzano i contadini, qualche ditta manifatturiera e, ancora oggi, i vecchi magli.
E siccome parliamo di magli, trasferendoci verso la seconda meta, percorrendo la strada di Fonte Alto, passiamo a fianco del Maglio di Pagnano (aperto la seconda domenica del mese) , l’unico maglio del ‘400 totalmente originale e funzionante. Poi proseguiamo verso sud fino a che le colline finiscono e si incontra la pianura e con essa la strada SS247 che noi precorriamo in derezione Montebelluna (verso est) fino a Casella D’Asolo e poi giriamo a sud fino a S. Vito di Altivole dove cominceremo a scorgere dei cartelli scuri con sopra scritto “Tomba Monumentale di Brion”.
Il signor Brion e’ quello della Brionvega, che produceva modelli di apparecchi radio e televisori di successo avvalendosi di designer di fama mondiale, come Hannes Wettstein, Sergio Asti, Mario Bellini, Richard Sapper, Marco Zanuso, i fratelli Castiglioni, Ettore Sottsass e Rodolfo Bonetto. La famiglia Brion per il cimitero interpello’ l’architetto Carlo Scarpa che vi lavoro’ dal 1970 al 1978, anno in cui morì.
Per me è una delle opere più belle di architettura moderna in Italia. Mi piace la commistione di sapienza tecnica, tradizione veneta e influenze oriantali di cui era incuriosito Scarpa. Il cemento e’ lavorato con una maestria unica, impreziosito da mosaici in vetro di Murano e ottoni e marmi e legni e avorio, il tutto calato in una atmosfera zen dove l’acqua è il filo conduttore… come la vita. Non aggiungo altro perche’ ogni cosa ha bisogno di una sorpresa altrimenti perdiamo la gioia dello stupore. Mi colpisce pero’ che anche in questo monumento e’ presente un elemento che viene da fuori, straniero, in questo caso orientale (Venezia è porta d’Oriente) p;erche’ quando siete qui vi siete dimenticati di essere in Veneto, Italia, siete totalmente altrove, un altrove profondamente orientale. Tra l’altro Carlo Scarpa (morto a Sendai in Giappone) ha voluto essere sepolto qui, ma appena fuori dal cimitero zen della famiglia Brion, in quello destinato al ‘popolo’; e scelse questo luogo poiche’riconosceva nel cimitero Brion la sua più bella opera.
A un solo chilometro da qui c’é un altro luogo che parla d’Oriente e che racconta un’altra incredibile storia, quella della Regina Cornaro. Infatti sempre ad Altivole c’e’ quel che resta di una delle regge piu’ sontuose del 1500, una Versaille veneta, il luogo prediletto dagli intellettuali europei. Il “Barco” è cio che si è in parte salvato dall’incuria e dalle guerre. Bisogna immaginare che il Barco era solo una piccola parte di un complesso architettonico e paesaggistico enorme , costruito su 45 ettari, contenente parchi da caccia, corsi d’acqua, cinta murarie merlate e il palazzo, una via di mezzo tra una villa veneta e un castello.
Questo complesso fu voluto dalla Regina Cornaro durante il periodo di “esilio” dorato che i veneziani avevano approntato ad Asolo per accgliere la regina e prendersi la Cipro e la sua corona. Nel 1472 a soli 17 anni, la veneziana Caterina sposa Giacomo II di Lusignano, re di Armedia, Gerusalemme e Cipro, il quale muore l’anno seguente lasciandole un figlio in grembo e la corona in qualita’ di reggente. Nel 1489 è costretta ad abdicare a favore di Venezia la quale le riserva la Signoria di Asolo. Ad Asolo ha il suo castello, ma e’ qui che costruisce il luogo di delizie per la sua corte raffinata a cui accedono Giorgione, Lorenzo Lotto, il Ruzante, Pietro Bembo ed tanti altri umanisti. Agli inizi del ‘500 i militare della Lega di Cambrai la devastarono, ma presto fu risistemata. Cio’ che la cancello’ fu l’incuria, la dimenticanza o meglio l’ignoranza degli anni bui dopo la caduta della Serenissima.
Tornando verso nord, in direzione Crespignaga si attraversa nuovamente la SS 247, evitando Asolo, che merita una visita a parte, e puntiamo al paese di Maser dove nel 1568 fu edificata Villa Barbaro, una perla, la piu’ intrigante villa costruita da Palladio. Vi porto qui perche’ l’eccezionalita’ di questa villa, assai diversa dalle altre ville palladiane sta in un’armonia tra luogo ed architettura che e’ il frutto della collaborazione dei committenti, i fratelli Barbaro, e l’architetto.
I Barbaro sono signori raffinati, studiosi di architettura classica, lavorano con Palladio alla prima traduzione del ‘De Architectura’ di Vitruvio e qui, per loro, vogliono dar vita ad una villa romana piuttosto che ad una villa-fattoria veneta, vogliono una villa Giulia o una villa D’Este, utilizzano l’acqua come la usavano i romani, creano analogie con i templi antichi e riproducono negli esterni le sorprese dei giardini classici con fontane, esedre e ninfei. Per affrescare gli interni incaricano Paolo Veronese che e’ un maestro della architetture illusionistiche e… anche in questo caso qui mi fermo, perche’ le sorprese hanno diritto al loro spazio.
Non esausti ci rimettiamo in marcia verso l’ultima delle mete di questo bizzarro percorso. Dal centro di Maser a destra imbocchiamo la via Vittorio Emanuele III, SP1, scolliniamo i colli di Asolo, giunti al termine della discesa imbocchiamo via Muson verso sinistra fino al bivio per Monfumo e per Castelcucco. Vi faccio fare questa strada perche’ qui potrete capire la dolcezza e la meraviglia di queste colline, il perche’ hanno attratto e attraggono le persone. In mezzo a tanta dolcezza verde si nascondono chiesette romaniche e rinascimentali, rovine di castelli e trincee di retroguardia della Grande Guerra.
Da Castelcucco proseguiamo fino a Possagno, il paese dove visse Antonio Canova. Gia’ da lontano si scorge un tempio bianco soprastante il paese, il tempio Canoviano, una sorta di Pantheon neoclassico in un piccolo paesello. Ma non vi portero’ qui, troppo ovvio. Invece vi porto a vedere la sua gibsoteca, cioe’ la raccolta di bozzetti e modelli finali in gesso, posta all’interno dell’abitazione dell’artista. Antonio Canova (1757-1822) fu lo scultore prediletto del neoclassicismo italiano e soprattutto di Napoleone Bonaparte. Crebbe e lavoro’ in questo luogo ma ventenne si trasferi’ a Roma. Le sculture in marmo ora stanno nelle chiese, nei palazzi e nei musei, ma prima di incidere un blocco marmo di Carrara v’e’ un lavoro precedente, che comincia dai disegni ed arriva alla prova finale, cioe’ la scultura in gesso identica nelle dimensioni a quella che sara’ il risultato finale inciso nel marmo. Per fare questo passaggio il modello in gesso deve avere dei chiodini in bronzo (repere), sono dei punti di riferimento che attraverso un pantografo premettevano all’artista di trasferire le misure e le dimensioni al marmo. Nel 1957 fu necessario costruire un’ultreriore ala espositiva e ne fu incaricato Carlo Scarpa (…). Ora la gibsoteca si chiama Museo Canoviano perche’ si e’ ancora ampliata al fine di contenere i disegni e alcune sculture in marmo.
Qui finisce il nostro primo itinerario. Credetemi che sembra piccolo ma sua densità riempie gli occhi ed i pensieri. Avrei potuto portarvi in città piu’ famose, nei luoghi delle guerre, nell’ebrezza di un volo in parapendio o semplicemente a deliziare il palato con le meraviglie degustative delle mie zone, ma per questo c’è sempre tempo e anche molte guide specifiche.
Ciao e a presto
Bellissimo itinerario, grazie per i suggerimenti!